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IN VIAGGIO CON LE ZANZARE
Intervista ad Alessandra Lavagnino
Avec grande ironie et capacité à capturer l’attention, la parasitologue Alessandra Lavagnino sait nous conduire dans le monde des moustiques, sans que, comme d’habitude, ces petits insectes nous apparaissent comme les fastidieux compagnons de nos chaudes soirées d’été.
Alessandra Lavagnino, parassitologa a riposo (si fa per dire), con estrema ironia e capacità affabulatoria ma anche con naturalezza, sa condurci nel mondo delle zanzare senza che questi piccoli insetti ci sembrino i soliti fastidiosi compagni non desiderati delle nostre caldi serate d’estate (e ormai non solo più quelle).
Oltre alle pubblicazioni scientifiche, Lavagnino ha scritto un gran numero di opere di narrativa tra romanzi (I Lucertoloni, 1969; Il Fantasma nel sole, 1973), racconti e favole per riviste, racconti divulgativi (Zanzare, 1994; Belli di mamma, 1997), e traduzioni in italiano di alcuni classici (Heidi, I Pattini d’argento, Orgoglio e pregiudizio). Di Lavagnino, le ultime piacevoli fatiche di questo secolo sono Una Granita di caffè con panna (2001), Le Bibliotecarie di Alessandria (2002), Via dei Serpenti (2005), Un Inverno 1943-1944 (2006) e La Mala aria (2010).
Zanzare, più che un’opera meramente divulgativa, a me pare quasi un romanzo dove le zanzare, talora, risultano anche simpatiche e sembrano avere caratteri e provare sentimenti tutti umani. In 110 pagine circa, l’autrice ci racconta la storia delle zanzare, tra realtà e mito, che poi è anche la nostra storia e la relazione tra noi e loro (più che altro lotta) e loro e noi. L’assunto è sicuramente scientifico, come anche per La Mala aria, ma tutto è spiegato con un vigore narrativo che ha, sul lettore, una presa tale da costringerlo (almeno a me così è capitato) a leggere i due libri tutto d’un fiato.
Si apprezza, particolarmente, la capacità che ha l’autrice di guidarci in un viaggio spazio-temporale, alla scoperta delle origini della zanzara, tra leggenda[1] e realtà. E così scopriamo che compaiono sulla Terra dopo i ragni, probabilmente nell’Era Terziaria (quaranta milioni di anni fa circa). Anche la malaria (malattia dovuta a piccolissimi protozoi parassiti detti plasmodi di cui certe zanzare, anofeli, sono portatrici) ha viaggiato, prima nel mondo conosciuto e, poi, nel nuovo mondo:
Non sappiamo quando e come la malattia sia giunta nel continente americano, ma si suppone che le infezioni benigne le abbiano portate i primi trasmigratori del Pacifico e poi gli europei; e che quelle maligne siano giunte lì attraverso l’Atlantico, pochissimi secoli fa, con gli schiavi africani [2].
E poi, in tempi più recenti, continuiamo a viaggiare alla scoperta dei rimedi contro le febbri; e i rimedi stessi viaggiano: “La «corteccia peruviana» giunse in Europa. […], il nuovo medicamento fu diffuso in Europa e in Inghilterra”[3]. Lavagnino ci fa sostare un po’ più a lungo in Sicilia, terra in cui risiede e in cui, nell’immediato dopoguerra, fu condotta una potente campagna antimalarica grazie alla scoperta miracolosa del DDT (il diclorodifeniltricloroetano, che i più giovani tra i lettori, probabilmente, non hanno neanche sentito mai nominare). Una sosta non meno importante ci è concessa, in ultimo, nell’isola di Mauritius: ne conosciamo la storia della sua colonizzazione e della sua indipendenza, ci ricordiamo che qui ha luogo l’intreccio di Paul et Virginie (il romanzo scritto da Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre, pubblicato per la prima volta nel 1787) e che Baudelaire vi ha scritto la sua prima poesia, apprendiamo che nell’isola la malaria ha trovato terreno fertile e che solo nel 1973 essa è stata completamente eradicata.
Subito una prima domanda ad Alessandra Lavagnino, perché questo largo spazio dedicato a Mauritius?
A Mauritius (parte che volevano anche levarmi) si è svolta, in meno di 500 anni, in modo paradigmatico, l'intera storia della malaria, dall'assenza di uomini e di zanzare antropofile, attraverso gravi epidemie e fino all'eradicazione. Non credo sia mai stato raccontato in un testo di malariologia. N.B: Quando smisero di importare schiavi malgasci (abbasso la schiavitù) chiamarono migliaia di Indiani, liberi ma infetti di ALTRI ceppi di Plasmodi, e fu un macello![4]
Nel parlare delle zanzare, c’è quasi un riconoscere loro dei sentimenti, talora umani. Necessità di scrittrice o realmente reputi che gli animali abbiano un’anima?
Non considero Zanzare un romanzo, e se mi dici che le zanzare sembrano avere sentimenti umani HO FALLITO. Per me è divulgazione raccontata, non da “uno scienziato” (ma chi sono? Chi li conosce?) bensì da un naturalista, che è ben altra cosa. Non parlo di sentimenti delle zanzare ma di “siti” dove si incentrano selezioni (darwinianamente parlando). Es.: la femmina “sceglie” l'acqua per i figli? Chiaro che lei non sa niente di figli... Mai pensato a un'anima. Che vuol dire? Che la gatta abbia delle dipendenze che sono come sentimenti (ma è un mammifero!) chi lo sostiene deve anche ammettere che anche i nostri sentimenti sono dipendenze. Lasciamo perdere! La zanzara non ha un cervello, ha solo diversi gangli nervosi e, per esempio, in un capitolo che mi hanno tolto dalla Mala aria, si descriveva l'accoppiamento (“indotto”) fra maschi di zanzara ai quali si levano prima ali, zampe e testa, e femmine addormentate con l'etere, se no “non ci stanno” (perché appartengono a specie - o varietà ecc... - che vogliono il volo nuziale in alto nel cielo... ). Perché si fanno tali cose? Per avere prole, ossia poter allevare zanzare (o altre creature) che non si accoppiano in gabbia. Tutto questo qua o là si trova, in Zanzare, o ne La Mala aria.
Tra Zanzare e La Mala aria. Storia di una lunga malattia narrata in breve intercorrono ben sedici anni. Perché?
I libri li decidono in piccola parte coloro che li scrivono, in massima parte gli editori. Insegnavo zanzare e altre bestiacce (sono una specialista in zecche, lo sapevi? Siamo pochi, in Italia.) all'università da anni, quando vinsi l'Inedito (che mio marito chiamava Il Respinto perché diversi editori me lo avevano rifiutato) con quello che ti ho dato come Via dei Serpenti ma era I Lucertoloni e venne anche tradotto per l'America dal massimo traduttore di libri italiani che era allora Bill Weaver (traduceva Gadda, Eco, ecc.). Gli editori milanesi mi stampavano racconti e “puntate”, Mondadori prese Una Granita di caffè con panna (Verità e mosche) nel 1974 e lì la cosa finì. Le Bibliotecarie di Alessandria presero a me molti anni, con in mezzo un'enorme disgrazia per cui dimenticai libri, editori milanesi e tutto. Intanto lavoravo all'Università e avevo altro da fare. Poi cominciai a mandare a TUTTI Le Bibliotecarie di Alessandria, ma gli editori o non rispondono o ci mettono anni a dirti, se sono gentili, “non rientra nei nostri programmi editoriali”. Zanzare lo scrissi aprendo (per me) un programma di “divulgazione raccontata” visto che ai miei allievi piaceva come raccontavo loro le bestiacce. A me i professori veri (ero tecnico laureato, ma ero fuori facoltà perché ero in Medicina non essendo medico, per cui insegnavo in “scuole di specializzazione” alle quali non avrei potuto neanche iscrivermi) rifilavano quegli insegnamenti perché quasi non pagati (ogni Scuola fruttava 26 mila lire l'anno) e loro non avevano tempo, voglia, altro.... Io mi divertivo. Detti Zanzare a Elvira Sellerio (donna intelligente) alla quale piacque quello “strano libretto” e lo stampò. Allora le detti i romanzi, le piacquero e divenni un felice autore Sellerio di romanzi. Molti. E prendono tempo.
Esistono norme sanitarie sulle vaccinazioni, raccomandazioni per la prevenzione, medici di porto ecc. e non sempre le agenzie di viaggio fanno quello che dovrebbero. Quando insegnavo, ai ragazzi che volevano andare in viaggio di nozze in Africa o in India, suggerivo, a tutti, di andare invece a Urbino! Io avevo fretta che La Mala aria uscisse per ragioni “tecniche”; ed è uscito appena in tempo. Puoi pubblicare un libro antico, ma non uno “scaduto” come la mozzarella. Il rischio era questo. Infatti, appena due settimane dopo, abbiamo saputo del batterio con un DNA “artificiale”. Naturalmente, il Plasmodio è molto più grande e complesso di un batterio, ma LA STRADA È QUELLA. A tal fine, consiglio di leggere Una Granita di caffè con panna o Verità e mosche nelle pagine (101 e segg.) in cui si parla dell'esperimento di “selezione inversa” per tornare ad una mosca sensibile (musca sensibilis) ossia a un ritorno all'innocenza eccetera eccetera. Ma questo, del ritorno all'innocenza, lo pensa il lettore, NON la protagonista. Perché Una Granita di caffè con panna è (lui sì) un romanzo, e non divulgazione! Meglio lasciar perdere (o, se possibile, rimandare).
Se le zanzare sono una creatura di Dio, la malaria è una punizione divina?
Zanzare creature di Dio e malaria = punizione. Questa è LA DOMANDA cui avremo risposta, se la avremo, nella Nuova Gerusalemme.
Perché trattare un argomento scientifico come se si parlasse di un romanzo psicologico in un salotto?
Perché così funziona la didattica. Poi: perché no? Quale la differenza fra un'aula e un salotto? Ripeto, non pratico la Scienza, ma solo un modesto naturalismo (in senso letterale). Il naturalista, ed in particolare l'entomologo, è per me come dico a p. 85 de La Mala aria[5]. Gli insetti sono BELLI.
In La Mala aria si parla della malattia ma si parla spesso, e con dovizia di aspetti caratteriali, di persone che hai incontrato nella tua strada. Devi qualcosa a tutte?
Sì
Il tuo stile si contraddistingue per l’ironia, gli incisi, le digressioni… rispecchiano il tuo carattere?
Non so niente del mio “stile”. Quanto a carattere, ormai sono vecchietta e un po' rimbambita.
Alessandra Lavagnino, come afferma, non sa niente del suo stile, ma noi non possiamo fare a meno, leggendo queste due opere divulgative, di deliziarci anche dell’uso della tecnica della memoria. Nel leggere Zanzare e La Mala aria, abbiamo il piacere di scoprire una donna, una entomologa appassionata, una persona curiosa sia dell’oggetto dei suoi studi, sia del mondo che la circonda, sia dei momenti storici e quotidiani che vive. E quando scrive, si rivela assertiva: ci comunica in maniera convincente i suoi pensieri, le sue idee, le sue opinioni, i suoi sentimenti; ci rende espliciti i suoi bisogni. È cosciente di scrivere per coinvolgere un interlocutore[6] che è curioso quanto lei e che si compiace nel leggere di questi malefici insetti come se leggesse il suo libro preferito[7].
Per terminare, una simpatica curiosità, seppure le zanzare siano apparse ben dopo i ragni sulla faccia della terra, da essi abbiamo imparato anche un metodo per difenderci:
Dunque le zanzariere! Così, 350 milioni di anni dopo – milione più milione meno – l’ultimo arrivato sulla Terra mette in pratica la vecchia lezione dei più antichi fra i predatori, i ragni […]. I ragni tesero le loro intelligentissime reti per fame; noi oggi contro le zanzare le tendiamo per difesa[8].
Vito Pecoraro
Quarta di copertina di Zanzare
Zanzare è opera romanzesca della naturalista: una storia naturale e culturale, per divagare e per informare, delle zanzare al loro apparire sulla terra una quarantina di milioni di anni fa.
Quarta di copertina de La Mala aria
Una storia naturale, sociale e scientifica della Malaria, con tutta l’amara epopea collettiva dei grandi morbi e il comico e il tragico vi si mescolano. Malattia contadina per eccellenza, era l’epidemia che veniva dal lavoro, per cui, l’accompagnava tutto il corredo culturale dell’ineluttabile, di poesia, di dicerie, leggende, ragione e superstizione. Questo libro, “in forma accessibile a chiunque, ma non romanzata”, inizia dalle origini biologiche lontane milioni di anni e insegue la zanzara attraverso civiltà e le forme sociali, fino alla genetica oggi.
Notes de pied de page
- ^ Deliziosa la leggenda vietnamita su come nacquero le zanzare riportata in Zanzare, pp. 11-13.
- ^ Alessandra Lavagnino, La Mala aria, p. 17.
- ^ Ibidem, p. 46.
- ^ Cfr. Ibidem, pp. 179-180.
- ^ “[…] L’entomologo, come il musicista, a dodici anni è fatto. Non invecchierà mai. L’entomologo, per un certo suo modo di essere un po’ svagato (carattere che l’immaginario collettivo gli attribuisce anche quando non lo ha), così gioiosamente incantato da minuscole bellezze che in quasi tutti gli altri suscitano il ribrezzo, spesso non è preso sul serio da chi non gode della sua stessa passione. Qualche rispetto lo riceve l’entomologo agrario – come tutto quanto riguarda le coltivazioni –, ma l’esperienza personale mi insegna che da molti – anche medici – un entomologo è considerato un tipo originale, pure se abbastanza innocuo, che «gioca con le pulci»”.
- ^ “Il parassitismo dellel zanzare è dei più raffinati. Pensa! Essere liberi, piccoli, volatori […]” (il corsivo è mio). Alessandra Lavagnino, Zanzare, p. 15.
- ^ Non me ne vorrà, Alessandra, se sottolineo una parte in cui io, personalmente, continuo a riscontrare tecniche da romanzo e la rincuoro dicendole che non ha fallito comunque nel suo obiettivo di fare divulgazione raccontata: “Le zanzare possono avere costumi diversi pei loro incontri romantici e per gli accoppiamenti […]. L’apparato riproduttore del maschio ha un bel paio di grandi pinze esterne per afferrare e trattenere la femmina e l’unione avviene là dentro, fra pezzi rigidi assai eleganti e rigorosamente complementari, per cui qualsiasi infedeltà, distrazione o errore è impossibile” (il corsivo è mio). Alessandra Lavagnino, La Mala aria, pp. 109-110.
- ^ Ibidem, p. 100.
Référence électronique
Vito PECORARO, « IN VIAGGIO CON LE ZANZARE », Astrolabe - ISSN 2102-538X [En ligne], Septembre / Octobre 2010, mis en ligne le 09/08/2018, URL : https://crlv.org/articles/in-viaggio-con-zanzare